Iniziativa cuore a cuore
10 giugno 2019
Alla base della “Cuore a cuore” ci sono i seguenti spunti di riflessione:
- C’è un incontestabile legame forte e speciale, un’alleanza particolare, tra la donna e la vita. I Centri di Aiuto alla Vita hanno ormai una enorme esperienza a riguardo. Ci sono storie incredibili. Anche nelle più gravi e grandi difficoltà, se la mamma si in una rete di solidarietà, il suo sì alla vita fiorisce. Nel cuore di ogni donna c’è la conoscenza, la consapevolezza o l’intuizione che ciascun essere umano fin dal concepimento è un figlio. «Quando una donna scopre di aspettare un bambino, si muove immediatamente in lei un senso di mistero profondo. Le donne che sono mamme lo sanno. La consapevolezza di una presenza, che cresce dentro di lei, pervade tutto il suo essere, rendendola non più solo donna, ma madre». Le donne, però, devono poter contare sulla solidarietà dell’intera società civile.
- Ma anche senza pensare a situazioni estreme, la “normalità” ci dice che c’è un innato coraggio femminile riguardo all’accoglienza del figlio. Infatti se da un lato la gravidanza e il parto sono esperienze bellissime, dall’altro esse possono essere anche molto faticose e dure. In ogni caso comportano affaticamento, disagi, trasformazioni del corpo, dolori fisici. Eppure la maggior parte delle donne partorisce, molte mettono al mondo più figli o hanno comunque questo desiderio. La prima alleata del figlio è la madre.
- Poniamo lo sguardo sulla gravidanza e lasciamoci coinvolgere. Cosa vediamo? Come possiamo interpretare la gravidanza? Un abbraccio. Un abbraccio totale. Il più intimo, intenso e duraturo degli abbracci. È l’unico abbraccio per cui si possa dire “dualità nell’unità”. L’abbraccio ci parla di amore. Noi siamo al mondo perché qualcuno – nostra madre – ci ha abbracciati per nove mesi. Ci ha cullati sotto il suo cuore, ha fatto sacrifici per noi, ha provato dolore nel darci alla luce. Il grembo di nostra madre, la nostra prima casa. Possiamo dire che sulla vita umana c’è un segno: quello dell’amore. C’è il sigillo dell’amore sulla vita umana.
- Se guardiamo ancora più a fondo e ci facciamo aiutare dalla scienza scopriamo che durante la gravidanza si verifica uno scambio di doni tra madre e figlio: si parla di cross talk. «Tra lei e il bambino si instaura fin da subito un intenso dialogo incrociato, che la scienza chiama cross-talk. Una relazione reale e intensa tra due esseri umani, che comunicano tra loro fin dai primi istanti del concepimento per favorire un reciproco adattamento, man mano che il piccolo cresce e si sviluppa […] È così che questo nuovo essere umano diventa subito un figlio, muovendo la donna con tutto il suo essere a protendersi verso di lui».
- La gravidanza si pone come archetipo di ogni possibile solidarietà, principio e modello di ogni apertura all’altro e di ogni relazione di cura.
- Potevamo venire al mondo in un altro modo. Ma Chi ha progettato tutto ha voluto mettere la vita umana sotto il segno dell’amore, chiamando a collaborare un uomo e una donna e dando poi alla donna il privilegio dell’abbraccio d’amore più lungo, intenso e intimo che possa esistere. In virtù di questo particolare legame con la vita, tutte le donne recano in sé un timbro speciale dell’amore che si manifesta nell’accoglienza del più piccolo (iscritta nella gravidanza stessa) e che è a servizio di tutta l’umanità (se non ci fossero le donne, scomparirebbero la società e la storia). Si tratta di un vero e proprio privilegio femminile. Insomma, la donna ha il privilegio di poter vivere nove mesi “CUORE A CUORE” con il proprio figlio in una modalità unica e irripetibile che non si verifica in nessun’ altra fase della vita.
- Oltre al privilegio la donna ha anche un primato in ordine al rapporto con la vita per due motivi: un motivo cronologico perché la donna è la prima a sapere che dentro di lei c’è il figlio, e un motivo ontologico perché la particolare condizione della gravidanza affida il più piccolo degli esseri umani prima di tutto alla donna, alla sua mente e al suo cuore, ponendola di fatto in prima linea nella difesa della vita nascente.
- La soggezione della donna, ma anche della famiglia e della società all’uomo, ha giustamente sospinto un moto di liberazione della donna con lo scopo di equiparare la condizione femminile a quella maschile. Tuttavia, lo slancio per raggiungere l’uguaglianza è arrivato, purtroppo, a dimenticare e calpestare il privilegio femminile del “cuore a cuore” con il proprio figlio. Guardiamo la realtà della società attuale. I gruppi femministi hanno raggiunto una influenza enorme, tanto da condizionare le scelte politiche e da far credere che questi gruppi rappresentino tutte le donne e non solo minoranze. Bisogna dunque che le donne prendano coscienza del loro privilegio e operino per dimostrare la verità.
- Di qui la campagna “Cuore a cuore” che consiste nel rendere alta e forte la voce delle donne a difesa della vita nascente, invitando le donne, le madri, le donne in gravidanza, ad affermare – con dichiarazioni e testimonianze – che il concepito è un essere umano, uno di noi, un figlio. Lo dice la scienza, lo riconosce la ragione, ma la voce delle donne è fondamentale! La più grande delle difese del figlio in viaggio verso la nascita è nella capacità di accoglienza, nella generosità e nel coraggio delle donne.
- L’espressione “cuore a cuore” evoca intimità, prossimità, complicità, alleanza, reciprocità, condivisione, proprio come tra la mamma e il figlio che culla in grembo; il primo “cuore a cuore” della vita di ciascuno di noi!
- Al momento è attiva una mail dedicata cuoreacuore.mpv@gmail.com a cui è possibile scrivere per aderire all’iniziativa, incoraggiarla, inviare testimonianze. L’adesione è in forma libera. È sufficiente, per esempio, succintamente scrivere: «aderisco alla campagna “Cuore a cuore” e dichiaro che il concepito è un essere umano», oppure: «condivido l’iniziativa “Cuore a cuore” e dichiaro che il concepito è un figlio», o ancora: «sostengo la campagna “Cuore a cuore” perché riconosco che il concepito è uno di noi». Molto semplice!
- È comunque necessario un grande impegno di tutti, uomini compresi. Non dobbiamo ignorare le responsabilità dell’uomo in ordine alla generazione dei figli: è fondamentale riconoscere la corresponsabilità essenziale del padre e della madre nell’accoglienza del concepito. Uomo e donna: alleati per la vita. Perciò gli uomini, anche in quanto parti di una relazione che origina la vita, sono chiamati a sostenere, diffondere e accompagnare con simpatia la Campagna “Cuore a Cuore”, pur riconoscendo il privilegio e il primato della donna nella difesa della vita nascente.
- La gravidanza è una situazione particolarissima nella quale la difesa della vita del figlio è affidata soprattutto alla madre, ma non a lei sola perché la madre vive in contesti di relazione dove altre persone possono guardare alla sua gravidanza incoraggiandone la prosecuzione oppure premendo per la sua interruzione. È perciò necessaria la collaborazione di tutta la società a favore della vita nascente.
- “Cuore a cuore” vuole dimostrare che la voce delle donne è favorevole al diritto alla vita dei figli concepiti. Se l’obiettivo sarà raggiunto (quando, non è dato saperlo!), saranno sconfitte definitivamente la “congiura contro la vita” e la “cultura dello scarto”.
“Cuore a cuore” vuole domandare ai pubblici poteri, ad ogni livello, che la società tutta intera con le sue forze intellettuali e con le sue strutture politiche, sociali ed assistenziali, si ponga senza equivoci dalla parte della vita. Le donne hanno una particolare autorevolezza nel chiedere che ogni figlio fin dal concepimento deve essere considerato un essere umano e perciò portatore di una dignità uguale a quella di ogni essere umano e quindi titolare del diritto alla vita. Ciò concretamente significa almeno:
- Riconoscere legislativamente che il concepito è uno di noi
- Riformare i consultori familiari alla luce del diritto alla vita dei figli in viaggio verso la nascita
- Potenziare concrete forme di solidarietà a livello istituzionale e associativo nei riguardi delle donne in gravidanza