Essere umano e Persona umana

Questo intervento del dott. Massimo Gandolfini si è svolto presso l’Ordine dei medici – Brescia nel corso del Convegno “Rispettare la vita” organizzato in occasione della XXVIII Giornata per la Vita (5 febbraio 2006).

Massimo Gandolfini è medico chirurgo, specialista in neurochirurgia e psichiatria, noto al pubblico per la sua difesa appassionata della vita e della famiglia. Presidente del comitato Difendiamo i nostri figli con il quale ha organizzato i Family Day.
Nel suo intervento tratteggia l’evoluzione dell’essere umano dalla fecondazione alla nascita per mostrare come la qualifica di essere umano e di persona umana non possa che essergli attribuita fin dal concepimento. Quella che segue è una versione sintetizzata del suo intervento in cui abbiamo cercato di ridurre al minimo gli adattamenti del parlato.

Desidero iniziare il mio intervento sfatando una comune mistificazione: viene da alcuni affermato che l’uomo è in grado di produrre la vita ma questo non è vero: l’uomo non è in grado di produrre la vita. Questo errore comincia a farsi strada quando la scienziata Rosalind Franklin, intuì che il DNA codificava il patrimonio genetico di ogni essere vivente(1). Questo significa che in laboratorio potremmo in teoria fabbricare un intero DNA ma sarebbe un DNA non funzionante, sarebbe un DNA morto, non vivo.

Possiamo percorrere le tappe dello sviluppo umano dall’ovulazione fino al parto fornendo alcune importanti definizioni e commentandole:
La fecondazione è il processo mediante il quale due cellule sessuali (gameti) si fondono insieme per creare un nuovo individuo con un corredo genetico derivato da entrambi i genitori 
(Scott F. Gilbert, Development Biology cap. 7 p. 185, 2000).

Notiamo bene l’espressione “creare un nuovo individuo”: con la fecondazione inizia ad esistere un soggetto nuovo che prima non esisteva.
Il nostro corredo genetico (il DNA, in 46 cromosomi) è formato da circa 3 miliardi di nucleotidi (sarebbero lunghi 25 mm, se li “srotolassimo”) e si trova nel nucleo di ciascuna nostra cellula (che invece ha, di norma, dimensioni dell’ordine del millesimo di millimetro).
L’ovocita, la più grande cellula umana (circa 0,5 mm), matura tipicamente ogni 28 giorni e possiede metà corredo genetico (23 cromosomi). Può essere fecondato entro 24 ore dalla sua maturazione e, in tal caso, percorre la tuba fino ad arrivare, dopo 6-7 giorni, nell’utero. Osserviamo come la fisiologia di ciascuna delle due cellule (ovocita e spermatozoo) si modifichi e si predisponga per accogliersi l’un l’altro. La fecondazione è un processo unico di dialogo dove ogni fase prepara la successiva e le due cellule si predispongono per un futuro biologico completamente nuovo: ad esempio eliminano il proprio RNA per prepararsi a generarne uno nuovo.
L’ovulo fecondato è ora uno zigote e si moltiplica. Notiamo che a questo punto la donna ha dentro di sé un organismo, vivo, con un patrimonio genetico diverso da sé. Dovrebbe innescarsi un meccanismo di rigetto (è il problema che si ha coi trapianti) ma questo non avviene per due motivi: il sistema immunitario della donna, diciamo così, abbassa il livello di autotutela e lo zigote, d’altro canto, si mimetizza, per la prima settimana, vivendo di un metabolismo privo di ossigeno e che consuma le proprie riserve..

A questo punto il dott. Gandolfini passa a raccontare le altre fasi dello sviluppo fino alla nascita, per poi introdurre la questione di definire cosa sia un essere umano e cosa sia una persona.
E` chiaro che per affermare che l’ovulo fecondato non è un essere umano occorre essere in malafede: la stessa Mary Warnock, incaricata di decidere nel 1984 cosa fare degli embrioni crioconservati del Regno Unito, ha dovuto ammettere che non è possibile definire, se non arbitrariamente, un punto di demarcazione tra non-umano e umano durante lo sviluppo che va dallo zigote fino al momento del parto. Fissò comunque, da un punto di vista del tutto utilitaristico e non scientifico, la data del 14º giorno come confine tra pre-embrione (considerato non-umano) ed embrione (considerato essere umano). Si autorizzò così nel Regno Unito la ricerca distruttiva fino al 14° giorno.

Dall’ovulazione all’annidamento in utero

14ª settimana di gestazione, 12ª di vita

C’è poi un secondo livello che è manifestamente filosofico e non-scientifico: si vuole determinare se e quando ci troviamo davanti a una “persona umana”. Su questo concetto si sono sviluppate un’etica funzionalista e un’etica personalista.
Secondo l’etica funzionalista si definisce persona un soggetto che ha alcune qualità e funzionalità. Vi saranno dunque soggetti con dignità maggiore o minore secondo le capacità che essi sono in grado di dimostrare. Credo sia chiaro a tutti come questo modo di ragionare sia estremamente pericoloso, spalanchi la porta al razzismo (e all’eugenetica) e ci ricordi tristi periodi contraddistinti dalla cosiddetta “superiorità della razza ariana”.

Secondo l’etica funzionalista esiste la seguente distinzione (codificata nel 1972 da Joseph Francis Fletcher III, 1905-1991):

  • Essere Umano: membro della specie Homo Sapiens Sapiens e contraddistinto dai seguenti indicatori di umanità: autocoscienza, autocontrollo, comunicazione, curiosità, coscienza del tempo, relazionalità.
  • Persona Umana: soggetto contraddistinto dai seguenti indicatori di personalità: capacità di lodare/biasimare, capacità di fondare una comunità morale fonte della propria morale.
 Di conseguenza, secondo questa filosofia, gli esseri umani si distinguono in:
  1. senzienti (ossia autocoscienti, consapevoli, autonomi): ad essi si applicano i “diritti umani”;
  2. marginali (ad esempio i feti, i neonati, gli oligofrenici ossia i “mentalmente insufficienti”): hanno i diritti che hanno gli animali;
  3. non-senzienti (corrispondono agli embrioni e alle persone in coma): non hanno diritti.

In conclusione, secondo questa filosofia:

“Persone umane si diventa diversi anni dopo la nascita e si cessa di esserlo qualche tempo prima della morte dell’organismo”
(Hugo Tristram Engelhardt jr, 1941-2018)

L’etica che fonda lo spirito e l’attività del “popolo della vita” si chiama etica personalista e risale a Severino Boezio.
Secondo l’etica personalista:

  • un soggetto è persona in virtù della propria essenza;
  • l’essenza di persona non si acquisisce e non si perde lungo l’arco della propria esistenza: o la si ha oppure non la si ha;
  • l’essenza di persona non dipende da qualità o funzioni;
  • l’essenza di persona si manifesta nelle funzioni ma non si riduce ad esse: ad esempio uno scienziato manifesta il suo essere persona anche nei suoi studi e nel modo di comunicare ma se venisse colpito da un ictus e perdesse la capacità di studiare e parlare non cesserebbe di essere persona (mentre secondo l’etica funzionalista non sarebbe più una persona).

Ricordo una considerazione di Isaac Newton su se stesso: “io sono come un ragazzino che cerca sulla spiaggia il sasso più liscio che c’è in modo da farlo rimbalzare sulle onde in modo prodigioso. Ma devo ammettere che quanto contiene il mare mi rimarrà sempre un mistero.

Ecco: noi siamo un po’ come Newton quando cerchiamo di studiare e definire l’uomo: l’uomo rimane comunque un mistero.

(1) James Watson e Francis Crick nel 1953, sfruttando anche le ricerche della dott.sa Franklin, scoprirono la struttura del DNA ottenendo il Nobel e scippandole, di fatto, il riconoscimento che meritava.